Il Pollino e il LAO

Escursioni nel Parco del Pollino e fiume Lao

Il 17 Novembre del 2015, l’UNESCO ha inserito tra i siti da tutelare anche il Parco Nazionale del Pollino, che con i suoi 192 mila ettari condivisi tra Calabria e Basilicata, detiene il primato di Parco Nazionale più esteso d’Italia.
Sono state tante le motivazioni che hanno spinto la commissione esaminatrice a scegliere il Parco del Pollino, tra cui la biodiversità che caratterizza flora e fauna locali, i paesaggi incontaminati che si possono ammirare dalle cime montuose ad oltre 2000 metri s.l.m., la possibilità di poter spingere l’occhio nudo fino alle coste lambite dai due mari che abbracciano le regioni ospitanti. La presenza dell’uomo in quest’area si è sempre mantenuta discreta e rispettosa, cercando di convivere con la natura circostante e facendo attenzione a non compiere alcun gesto violento nei confronti del territorio. È con questo spirito che, dal 1993, si è deciso di tutelare questa vasta area identificandola con il simbolo del Pino Loricato, particolare specie arborea diffusa, in Italia, esclusivamente sulle vette delle montagne che delineano lo skyline del parco.
La data del 17 novembre 2015 rappresenta per il Parco Nazionale del Pollino e, in generale, per tutti i parchi italiani, un importante traguardo raggiunto agli occhi della comunità internazionale. L’obiettivo primario della formazione della categoria Unesco Global Geopark è quello di diffondere una maggiore consapevolezza della Geodiversità di queste riserve naturali e di individuare la strada migliore per tutelarli e preservarli al loro stato attuale.

Logo Parco del Pollino

Il Lao è un importante fiume a corso perenne del versante tirrenico della Calabria. Nasce in Basilicata con il nome di fiume Mercure.

Prende il nome dall’antica città Laos, città della Magna Grecia. Lungo oltre 60 km, nasce in Basilicata nel Parco nazionale del Pollino su Serra del Prete, altura del Massiccio del Pollino ad oltre 2.000 m di quota, nel territorio di Viggianello (PZ). Nel territorio lucano ha la denominazione di fiume Mercure, e percorre la parte centro-meridionale della Valle del Mercure.

Entrato in territorio calabrese presso i centri di Laino Borgo e Laino Castello accoglie le acque degli affluenti Battendiero e Jannello mutando qui il nome in Lao.

Da questo punto, copioso di acque tutto l’anno, entra in una spettacolare gola scorrendo estremamente incassato per svariati km.
Giunto nei pressi di Orsomarso riceve da sinistra il fiume Argentino, suo principale tributario, ed esce dal tratto “in gola” allargandosi notevolmente nel proprio alveo, dove si dirama a mo’ di delta in svariati bracci secondari per sfociare nel Tirreno nel territorio del comune di Scalea.
Pur avendo un regime spiccatamente torrentizio con notevolissime variazioni di portata (specialmente in autunno quando può dar luogo a piene imponenti), il Lao si distingue nettamente dagli altri corsi d’acqua della regione per la copiosità delle sue portate medie e minime, anche in estate, grazie alla notevole permeabilità di gran parte del suo bacino.
Proprio per queste sue caratteristiche peculiari ed anche per la purezza delle sue acque, la bellezza e la lunghezza del suo tratto ingolato, il fiume è una famosa meta frequentatissima dagli appassionati di rafting e canoa.
Il Lao inoltre dà il nome alla Riserva naturale Valle del Fiume Lao, istituita nel 1987 all’interno del Parco nazionale del Pollino.
Il Fiume LAO

Parco Nazionale del Pollino

Istituzione: DPR del 15.11.1993.
Simbolo: Pino Loricato (Pinus Leucodermis).
Estensione: 192.600 ettari.
Regioni: Calabria e Basilicata.
Province: Cosenza, Potenza e Matera.
Comuni: 56 in tutto di cui 32 in Calabria e 24 in Basilicata.
Abitanti: 172.500.

Vette principali:

  • Serra Dolcedorme (2267 m);
  • Monte Pollino (2248 m);
  • Serra del Prete (2181 m);
  • Serra delle Ciavole (2127 m);
  • Serra di Crispo (2053 m);
  • Cozzo del Pellegrino (1987 m);
  • La Mula (1935 m);
  • Monte Alpi (1900 m);
  • Monte Caramolo (1827 m);
  • La Montea (1825 m);
  • Monte La Caccia (1744 m);
  • Monte Sparviere (1713 m);
  • La Falconara (1656 m).

Principali corsi d’acqua:

  • Sinni (97 km);
  • Lao (64 km);
  • Coscile (49 km);
  • Esaro (44 km);
  • Sarmento (36 km);
  • Raganello (32 km);
  • Frido (25 km);
  • Abatemarco (20 km);
  • Rosa (19 km);
  • Argentino (19 km);
  • Peschiera (17 km).

Riserve naturali orientate:

  • Valle del Fiume Lao – Comune di Papasidero (CS);
  • Gole del Raganello – Comune di San Lorenzo Bellizzi (CS);
  • Valle del Fiume Argentino – Comune di Orsomarso (CS);
  • Rubbio – Comune di Francavilla sul Sinni (PZ).

Flora

La vegetazione si distingue per la grande ricchezza delle specie presenti che testimoniano la varietà e la vastità del territorio e le diverse condizioni climatiche che lo influenzano; alcune specie locali e la presenza di rare associazioni vegetali, rendono l’area del Parco unica in tutto il mediterraneo. Nella fascia fino ai 700-800 m prevale la macchia mediterranea con la presenza di leccio (Quercus ilex), lentisco (Pistacia lentiscus), ginepro (Juniperus communis, Juniperus oxycedrus, Juniperus phoenicea), mirto (Myrtus communis), corbezzolo (Arbutus unedo), roverella (Quercus pubescens), acero minore (Acer monspessulanum) e ginestra comune (Spartium junceum). Oltre gli 800 m fino ai 1100 m dominano le diverse varietà di querce, roverella (Quercus pubescens), cerro (Quercus cerris), farnetto (Quercus frainetto) spesso in mutua convivenza o in boschi misti con carpino orientale (Carpinus orientalis), acero (Acer obtusatum), castagno (Castanea sativa), ontano napoletano (Alnus cordata).
Nella fascia montana, fino a quasi 2000 m, prevale la faggeta (Fagus sylvatica), pura o in formazioni miste con castagno, cerro e aceri. Nelle quote più basse il faggio si accompagna all’agrifoglio (Ilex aquifolium) e all’acero di Ungheria; nelle quote più alte e in ambiente di forra si accompagna all’acero di Lobel e, prevalentemente nel versante settentrionale del Parco, il faggio dà luogo alla particolare associazione con l’abete bianco (Abies alba), conifera presente in modo discontinuo nell’Appennino. Fino ai 1700 m si presentano formazioni aperte di pino nero (Pinus nigra). Ciò che distingue e rende unica la vegetazione montana del Pollino è, di certo, il pino loricato (Pinus leucodermis), emblema del Parco. Giunto nell’area calabro-lucana in epoche remote, è presente nella fascia alto-montana, fino ai 2200 m, sulle cime del Pollino e scende eccezionalmente fino ai 550 m nel versante sud-occidentale del Parco. La corteccia di questa conifera è grigio chiara, soprattutto nelle piante giovani, da cui il nome “leucodermis”; negli esemplari adulti la corteccia è fessurata in placche irregolari, cosiddette “loriche”, che richiamano le antiche corazze romane.

Fauna

Dal punto di vista faunistico l’area del Parco è fra le più importanti d’Italia per la grande ricchezza di specie e di peculiarità zoologiche dettate, oltre alla varietà degli ambienti, dalla posizione geografica. Ricche sono le specie appartenenti agli insetti, ai crostacei e agli anfibi tra cui ricordiamo il Tritone Crestato Italiano e la Salamandrina dagli occhiali (anfibi), il Gambero di fiume (crostacei), Rosalia alpina e Buprestis splendens (insetti).
Non meno rilevante è l’avifauna presente. Troviamo tra le tante specie la Coturnice e il Picchio nero. Ben dodici sono invece le specie di rapaci diurni tra cui l’Aquila reale, il Falco Pellegrino e il Capovaccaio. Tra i mammiferi troviamo famiglie di Lupo e la Lontra la cui presenza è stata rilevata lungo i corsi d’acqua dove si trova abbondanza di prede e un buon grado di copertura vegetale.

Luoghi di interesse:

  • Bosco di Magrizzi;
  • Castello di Isabella Morra;
  • Bosco Vaccarizzo;
  • Valle del Sinni;
  • Bosco Magnano;
  • Mulini del Torrente Frido;
  • Sorgente Catusa;
  • Santuario Madonna del Pollino;
  • Borgo Antico di Laino Castello;
  • Piani di Pollino;
  • Piano Ruggio;
  • Piano di Campotenese;
  • Grotta del Romito e Valle del Lao;
  • Santuario Madonna di Costantinopoli;
  • Ruderi del Convento di Colloreto;
  • Gole del Raganello;
  • Piano di Novacco;
  • Valle dell’Argentino;
  • Cozzo del Pellegrino;
  • Santuario della Madonna del Pettoruto.

La comunità arbëreshe (tra il 1470 ed il 1540, nel territorio calabro-lucano, per sfuggire alle milizie turche, si insediarono alcuni nuclei provenienti dall’Albania che fondarono alcune comunità mantenendo viva la loro storia.

Fedeli alle loro tradizioni, ai loro costumi ed alla loro lingua, sono riusciti a salvaguardare la cultura arbëreshe, fondando paesi come: Acquaformosa, Civita, San Basile, Lungro, Plataci, Frascineto, San Costantino Albanese e San Paolo Albanese. La Calabria è la regione con la maggiore presenza di comunità arbëreshë, contando 58.425 persone. Importanti comunità arbëreshë abitano in almeno 30 comuni della regione, in particolare proprio nella provincia di Cosenza. Di grande interesse religioso sono le funzioni di rito greco-bizantino, così come la celebrazione del matrimonio. In queste comunità si tramanda ancora oggi il dialetto meridionale dell’albanese.

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Via Monaci Basiliani, 87020 Papasidero (CS)
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